Mio fratello, mia sorella (2024)

Recensione di Paola Casella
sabato 2 ottobre 2021

Nìkola e Tesla sono fratello e sorella ma non si vedono da vent'anni. Alla morte del padre Giulio, docente di fisica astronomica, si ritrovano prima in chiesa per il funerale, poi dal notaio per aprire il testamento. Sorpresa: il padre ha lasciato la casa di famiglia ad entrambi, nonostante vi abiti solo Tesla insieme ai figli Carolina e Sebastiano, un adolescente schizofrenico. Nel testamento Giulio ha offerto loro due alternative: vendere la casa e dividersi il ricavato, o viverci insieme per un anno e decidere poi che cosa farne. Tesla non può vendere subito e accetta obtorto collo che Nìkola si trasferisca con lei, anche perché Carolina ha colto la palla al balzo per andare a vivere fuori casa. La convivenza non sarà delle più facili, ma porterà alla rivelazione di parecchi segreti di famiglia, e forse ad una crescita collettiva.

Fin dal titolo, questo film scritto (con Paola Mammini) e diretto da Roberto Capucci si confronta con il rapporto complicato fra un fratello e una sorella, non molto frequentato dal cinema italiano (e internazionale) e invece ricco di possibilità narrative perché in gioco, oltre alle consuete dinamiche famigliari, c'è la differenza di genere.

La scelta degli interpreti è qui fondamentale, perché Capucci si è affidato a due attori sanguigni come Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi, e perché Preziosi ha una indiscutibile fisicità da maschio alfa mentre Pandolfi, che sa essere estremamente femminile in senso tradizionale, sa all'occorrenza comunicare il rifiuto della delicatezza muliebre e della sensualità più ovvia.

Nìkola e Tesla incarnano un'anima divisa in due, come suggerisce anche il loro nome, che unito omaggia una delle personalità più interessanti della storia della scienza. La vita di Tesla ruota intorno a Sebastiano e la donna è stanca della continua fatica e del costante sacrificio che richiede la cura di un malato mentale, tantopiù che riversa sul figlio tutte le sue ansie personali, soffocandolo con la sua cura incessante: a discapito di Carolina che non la chiama mamma perché non vede in lei alcun accudimento nei suoi confronti. Ed è interessante che questi fratelli con "un nome diviso in due" si ritrovino a confrontarsi con la schizofrenia di un ragazzo che sembra aver assorbito la loro dualità conflittuale.

Mio fratello, mia sorella affronta anche il tema dell'assunzione delle responsabilità, non solo dei ruoli assegnati e dei compiti legati a quei ruoli, ma anche delle proprie scelte di vita. Giulio si rivela un Crono che ha fa*gocitato l'individualità dei suoi figli, Nìkola non riesce a trattenersi in famiglia, Tesla non sa occuparsi di sé e Carolina non ha il coraggio di coronare i suoi sogni. In mezzo a loro Sebastiano "sente le voci" (forse anche quelle del "non detto" famigliare) e si innamora di Emma, sua partner musicale: perché il ragazzo è "il più bravo violoncellista del conservatorio" ed Emma una eccellente pianista - come Nìkola, che ha abbandonato il piano per alzarsi in un volo "da gallina" con il kite surf.

Capucci gestisce molto bene la direzione degli attori, tutti in grande forma, soprattutto Preziosi e Pandolfi, anche se la rivelazione è Francesco Cavallo (già visto ne La scuola cattolica) nel ruolo difficile di Sebastiano.

Meno fluida e credibile è la sceneggiatura, che spesso ritiene necessario spiegare e sottolineare ciò che è già chiarissimo, quando un lavoro in sottrazione gioverebbe molto alla delicatezza dell'insieme. Ci sono anche molti dettagli che sottraggono verità alla narrazione, dalle schermate Internet ingigantite "a favore di spettatore" alla comparsa di una boutique itinerante senza apparente autorizzazione, dalla specifica sulla durata della malattia di Sebastiano ad un pollo servito crudo in una scena iniziale.

Ma l'impegno registico e attoriale compensano queste lacune, e la sceneggiatura ha almeno una svolta inattesa nella storia, che fa venire voglia di rivedere il film dall'inizio per apprezzarne di più un paio di passaggi. Mio fratello, mia sorella è un film para compartir, che invita gli spettatori a mettersi al fianco di questa famiglia problematica e scombinata e abbracciarne la goffa irruenza, prendendo a cuore tutti i personaggi, soprattutto quello più indifeso.

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